Pubblicato da Chiara Cecchetti 03 maggio 2023

"Ora sto vincendo io": la testimonianza di Alessia

 

Questa è la testimonianza di Alessia, seguita in Food For Mind Mestre Venezia, che sta affrontando il cosiddetto “disturbo alimentare invisibile”, la bulimia.
Il disturbo alimentare è come la punta di un iceberg: il rapporto con il cibo è ciò che sta sopra il pelo dell’acqua, è quello che si vede. Sotto la superficie, in profondità, c’è una grandissima sofferenza che, per qualche motivo, è inesprimibile a parole. 
Il disturbo alimentare fa sentire potenti, – come dice Alessia – fa percepire un senso di controllo sulla propria vita. Arriva un momento, però, in cui quel meccanismo che pare perfetto si inceppa e ci si accorge che il prezzo che si paga per continuare a metterlo in atto è altissimo. La bulimia ha tolto ad Alessia, come lei racconta, “passioni, spensieratezza, libertà, salute, le uscite a pranzo o a cena, i miei capelli, forza, concentrazione e soprattutto la voglia di vivere scegliendo di sopravvivere privandomi di molte cose.”
Alessia è riuscita a chiedere aiuto e ha così potuto interrompere quel meccanismo automatico mettendo in gioco i suoi desideri, le sue passioni, l’amore, la voglia di vivere. Alessia, finalmente, è tornata: ha trovato il coraggio di pensarsi e raccontarsi, interrogandosi su di sé e su ciò che la fa soffrire.

Dott.ssa Chiara Cecchetti
Food For Mind Mestre Venezia


Non so bene come iniziare quindi farò così. 
Sono Alessia, ho 18 anni e da due anni sto combattendo contro qualcosa di più grande di me. 
Non mi è mai mancato nulla nella vita, ho due genitori che mi amano più di qualsiasi altra cosa al mondo, un posto che io chiamo casa e non solo come luogo fisico, amici che mi sostengono e ho sempre avuto le possibilità per fare qualsiasi cosa io avessi voluto e allora perché mi sono ammalata? 
Beh non ho ancora trovato una risposta completa ma ho tanti pezzetti di quell’iceberg che stanno pian piano spuntando in superficie. Non c’è più solo quella sua piccola punta che vedevo.
Per un anno il mio disturbo non ha mai avuto un perché o meglio io non me lo ero mai chiesta. Era lì, parte della mia quotidianità, certi periodi più di altri. Mi ero abituata a condividere le mie giornate con lei, mi faceva sentire potente. Ero in grado di avere sempre il controllo di ogni cosa, o meglio era quello che credevo perché era l’altra parte ad avere il controllo su di me.  Poi qualcosa ha iniziato a starmi stretta. Quegli ingranaggi non giravano più come prima, si erano inceppati, ora aggiungerei fortunatamente ma un anno fa ne ero terrorizzata. Avevo imparato a riconoscermi solo grazie alla mia malattia, chi era Alessia senza il suo disturbo? Non me la ricordo più. 
La perfetta macchina che mi ero costruita alla fine non si è rivelata poi così tanto perfetta, mi stava portando sempre più sul fondo. Dicembre, Febbraio, Maggio. I miei periodi più complicati. Ma come si dice “una volta che hai toccato il fondo puoi solo risalire”. È stato proprio grazie a Febbraio che ho trovato la forza e il coraggio per chiedere aiuto. Ho buttato tutto fuori, a parole e lacrime questa volta e non con il cibo. Mamma era lì. In quel momento le ho detto quelle parole che volevo dirle da molto tempo prima. “Mamma, ho bisogno d’aiuto a livello psicologico io non ci riesco da sola”. Mi vergognavo, per mesi ho pensato di potercela fare. Era evidente che non era così. Ogni tanto è necessario chiedere aiuto. 
Non sarò mai abbastanza grata per quella richiesta che feci. Più avanti scoprii che mi avrebbe salvata, che c’era la luce in fondo al tunnel che io tanto temevo attraversare.
E fu così che da Aprile iniziai il mio percorso di psicoterapia, era un segreto. Alessia non poteva chiedere aiuto doveva mostrarsi sempre perfetta in tutto e per tutto, una richiesta come quella non poteva farla, voleva dire solo fallire. Era questo ciò che la sua testa le diceva. E lei le credeva. Staccarsi dal tanto amato e ora odiato meccanismo la spaventava. Non conosceva e non conosce ancora adesso cosa l’altra strada le riservi ma di una cosa è certa, la vecchia non le piace più e forse potrebbe valere veramente la pena percorre un qualcosa di nuovo sapendo cosa si sta lasciando alle spalle. 
Cara bulimia mi hai tolto tanto: passioni, spensieratezza, libertà, salute, le uscite a pranzo o a cena, i miei capelli, forza, concertazione e soprattutto la voglia di vivere scegliendo di sopravvivere privandomi di molte cose. 
Cara bulimia ti dirò un piccolo segreto adesso. Sto mettendo tra i tuoi ingranaggi delle piccole piastrine che ti stanno facendo bloccare  pian piano. Sto scoprendo i tuoi trucchi e non mi fai più così paura. 
Ah quasi dimenticavo, cara bulimia mi sa proprio che ora sto vincendo io.

Alessia

 

Topics: disturbi alimentari, bulimia

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